venerdì 10 aprile 2020

Chi fosse ancora in possesso di vecchie lire, potrà tornare a chiedere la conversione in euro.


Chi fosse ancora in possesso di vecchie lire, potrà tornare a chiedere la conversione in euro. Lo stabilisce la sentenza della corte costituzionale che, accogliendo il ricorso di un gruppo di risparmiatori, definisce illegittimo il decreto del governo Monti col quale si anticipava al 2011 la prescrizione della lira.
LA QUESTIONE DI LEGITTIMITA’ – La questione della legittimità costituzionale del provvedimento era stata sollevata dal Tribunale di Milano, a seguito di un ricorso avanzato da un gruppo di risparmiatori contro la Banca d’Italia per non essere riusciti ad ottenere il cambio di una somma di circa 27.500 euro. Anche loro, come molti altri italiani, erano stati messi ‘fuori gioco’ dal decreto del governo Monti che anticipava al dicembre 2011 la prescrizione della lira originariamente fissata al 28 febbraio 2012. Il decreto stabiliva la prescrizione della lira a favore dell’Erario, con decorrenza immediata, nell’ambito di manovre rese necessarie dall’esigenza inderogabile di ridurre il debito pubblico.
LA SENTENZA – Il pronunciamento della Corte Costituzionale, che rende nuovamente possibile il cambio delle lire, è stato motivato col fatto che, essendo trascorsi 9 anni e 9 mesi dalla pubblicazione della legge che stabiliva in 10 anni il limite di tempo entro il quale effettuare il cambio delle lire, i risparmiatori erano legittimati a pensare di avere ancora tre mesi di tempo. Il decreto del governo Monti aveva illegittimamente tolto loro questa possibilità che ora, con la dichiarazione di incostituzionalità del provvedimento, verrà restituita, a loro e a tutti quelli che hanno ancora delle lire in casa, per il tempo residuo di tre mesi necessari ad arrivare ai 10 anni di prescrizione inizialmente previsti. Da venerdì 6 novembre, e per circa tre mesi, sarà quindi possibile effettuare il cambio delle lire presso tutte le filiali dalla Banca d’Italia.
“Non è dubitabile – si legge nella sentenza – che il qua- dro normativo preesistente alla disposizione denun ciata di incostituzionalità fosse tale da far sorgere nei posses- sori di banconote in lire la ragionevole fiducia nel mante- nimento del termine fino alla sua prevista scadenza de- cennale”. E “il fatto che, al momento dell’entrata in vigore della disposizione censurata, fossero già trascorsi nove anni e nove mesi circa dalla cessazione del corso legale della lira non è idoneo a giustificare il sacrificio della posi zione di coloro che, confidando nella perdurante penden- za del termine originariamente fissato dalla legge, non avevano ancora esercitato il diritto di conversione in euro delle banconote in lire possedute”.
Stando ai calcoli della stessa Banca d’Italia, nel paese ci sono ancora fra gli 1,5 e i 2 miliardi di vecchie lire da convertire in euro.


Lire, ‘pensione anticipata’ illegittima. Come convertire le vecchie banconote in euro
La prescrizione anticipata delle lire al 2011 voluta dal Governo Monti è illegittima
24 novembre 2015
Mentre è atteso il rilascio della nuova banconota di 20 euro,  c’è chi ancora potrebbe fare i conti con le vecchie lire. Chi ne fosse ancora in possesso, infatti, potrà tornare a chiederne la conversione in euro. E gli interessati non sarebbero pochi: secondo i calcoli della Banca d’Italia, nel Paese ci sono ancora fra gli 1,5 e i 2 miliardi di vecchie lire da convertire in euro.
E’ quanto ha stabilito la sentenza della Corte costituzionale che, acco- gliendo il ricorso di un gruppo di risparmiatori, ha definito illegittimo il decreto del governo Monti che anticipava al 2011 la prescrizione della lira.
LA QUESTIONE DI LEGITTIMITA’ – La questione della legittimi tà costituzionale del provvedimento era stata sollevata dal Tribunale di Milano, a seguito di un ricorso avanzato da un gruppo di risparmiatori contro la Banca d’Italia per non essere riusciti ad ottenere il cambio di una somma di circa 27.500 euro. Anche loro, come molti altri italiani, erano stati messi ‘fuori gioco’ dal decreto del governo Monti che antici pava al dicembre 2011 la prescrizione della lira originariamente fissata al 28 febbraio 2012. Il decreto stabiliva la prescrizione della lira a favo re dell’Erario, con decorrenza immediata, nell’ambito di manovre rese necessarie dall’esigenza inderogabile di ridurre il debito pubblico.

LA SENTENZA – Il pronunciamento della Corte Costituzionale, che rende nuovamente possibile il cambio delle lire, è stato motivato col fatto che, essendo trascorsi 9 anni e 9 mesi dalla pubblicazione della legge che stabiliva in 10 anni il limite di tempo entro il quale effettuare il cambio delle lire, i risparmiatori erano legittimati a pensare di avere ancora tre mesi di tempo. Il decreto del governo Monti aveva illegitti- mamente tolto loro questa possibilità che ora, con la dichiarazione di incostituzionalità del provvedimento, verrà restituita, a loro e a tutti quelli che hanno ancora delle lire in casa, per il tempo residuo di tre mesi necessari ad arrivare ai 10 anni di prescrizione inizialmente previ sti. Da venerdì 6 novembre, e per circa tre mesi, sarà quindi possibile effettuare il cambio delle lire presso tutte le filiali dalla Banca d’Italia.
“Non è dubitabile – si legge nella sentenza – che il quadro normativo preesistente alla disposizione denunciata di incostituzionalità fosse tale da far sorgere nei possessori di banconote in lire la ragionevole fiducia nel mantenimento del termine fino alla sua prevista scadenza decenna le”. E “il fatto che, al momento dell’entrata in vigore della disposizione censurata, fossero già trascorsi nove anni e nove mesi circa dalla cessa zione del corso legale della lira non è idoneo a giustificare il sacrificio della posizione di coloro che, confidando nella perdurante pendenza del termine originariamente fissato dalla legge, non avevano ancora eserci tato il diritto di conversione in euro delle banconote in lire possedute”.
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Le vecchie 50 e 100 lire, se in buono stato, possono valere centinaia di euro. La prima serie a tiratura limitata del 1946 arriva fino a 6mila euro

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Se quando è arrivato l’euro avete conservato qualche lira per ricordo, sappiate che potreste avere in casa una fortuna. Alcune monete del vecchio conio, ma anche una banconota in particolare, possono valere qualche migliaia di euro.
Per saperlo bisognerebbe consultare qualche esperto che, dopo una attenta analisi, è in grado di dirvi con estrema precisione il valore. Qualche consiglio per iniziare ad aprire bene gli occhi l’ha dato all’Adnkronos Gabriele Tonello, esperto numismatico Aste Bolaffi.
Perché una moneta valga ci sono due parametri importantissimi da tener presente: la rarità e la conservazione. La stessa moneta, insomma, se conservata male potrebbe perdere di valore. E, al tempo stesso, la stessa moneta, se coniata in un anno ben preciso, potrebbe assumere un valore inestimabile.
2 E 5 LIRE DEL 1958 – Secondo Tonello, “possono avere un valore numismatico le 5 lire del 1956: a seconda dello stato di conservazione possono valere tra i 50 e i 100 euro“. Lo stesso discorso vale per le 2 lire del 1958.
50 LIRE DEL 1958 – Possono, invece, arrivare a valere anche mille euro le 50 lire del 1958. Pur trattandosi di una moneta molto comune, come spiega Tonello, questo partiolare corso di 50 lire potrebbe assumere un valore altissimo se si trova in quello che in gergo si dice “fior di conio”, ovvero in altissima conservazione. “Attenzione però quando si parla di moneta in ‘fior di conio’ si intende una moneta che non presenta segni, messa da parte quando è uscita, senza passare di mano in mano”.
100 LIRE DEL 1954 – Lo stesso discorso fatto per le 50 lire del 1958 vale per le 100 lire del 1954. “Sempre se in buone condizioni – rivela Tosello – ora come ora hanno un valore che va dai 50 ai 100 euro“.
SERIE COMPLETA DEL 1946 – Se in casa doveste, invece, trovare la prima serie di monete che è stata coniata, a tiratura bassissima, tra il 1946 e il 1947, i collezionisti potrebbero arrivare a sborsare fino a 6mila euro. “La serie completa del 1946 vale dai 1000 ai 2mila euro – spiega ancora Tonello – mentre quella del 1947 che è ancora più rara va dai 3mila ai 6mila”. Qualora la serie fosse incompleta, l’esperto consiglia comunque di far valutare le monete singolarmente. “Valgono meno ma comunque valgono”.
50MILA LIRE – Infine c’è anche una banconota che ha il suo valore: Tonello invita a tener d’occhio le 50mila lire. Una in particolare: quella col Bernini, dei primi anni Ottanta, con la scritta in rosso della serie che ha come seconda lettera la E. Può valere tra i 200 e i mille euro.
In collaborazione con Adnkronos



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Perché una moneta valga ci sono due parametri importa tantis simi da tener presente: la rarità e la conservazione. La stessa moneta, insomma, se conservata male potrebbe perdere di valore. E, al tempo stesso, la stessa moneta, se coniata in un anno ben preciso, potrebbe assumere un valore inestimabile.
2 E 5 LIRE DEL 1958 – Secondo Tonello, “possono avere un valore numismatico le 5 lire del 1956: a seconda dello stato di conservazione possono valere tra i 50 e i 100 euro“. Lo stesso discorso vale per le 2 lire del 1958.
50 LIRE DEL 1958 – Possono, invece, arrivare a valere anche mille euro le 50 lire del 1958. Pur trattandosi di una moneta molto comune, come spiega Tonello, questo partiolare corso di 50 lire potrebbe assumere un valore altissimo se si trova in quello che in gergo si dice “fior di conio”, ovvero in altissima conservazione.  “Attenzione però quando si parla di moneta in ‘fior di conio’ si intende una moneta che non presenta segni, messa da parte quando è uscita, senza passare di mano in mano”.
100 LIRE DEL 1954 – Lo stesso discorso fatto per le 50 lire del 1958 vale per le 100 lire del 1954. “Sempre se in buone condizioni – rivela Tosello – ora come ora hanno un valore che va dai 50 ai 100 euro“.
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