lunedì 20 febbraio 2012

Galleria Stabiese: Enrico Gaeta


Il 6 giugno del 1857 entrò all'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove insegnavano Giuseppe Mancinelli e Gabriele Smargiassi, dedicandosi alla pittura di paesaggio. 

Avvertì inizialmente l'influsso di Giacinto Gigante, con il quale era in rapporti; al 1863 risale infatti un disegno a matita di Gigante raffigurante Enrico Gaeta  e il pittore Gian Battista Filosa seduti a un tavolino da caffè. A questa fase iniziale risalgono "Il Porto di Castellammare" e il "Convento dei Cappuccini". 

Nel 1864 partecipò alla mostra della Società Promotrice di Belle Arti di Napoli con un dipinto dal titolo "Interno dei Santi Apostoli in Napoli"; nel 1866 espose "Interno di San Giovanni a Carbonara" e "La Cappella del Crocifisso in San Domenico Maggiore", mentre l'anno successivo presentò "Interno di Chiesa detta dei Gerolamini" e "Il Campanile di Santa Chiara". All'Accademia napoletana il Gaeta, oltre che nella scuola di pittura, studiò anche nella scuola del nudo, in un concorso della quale, nel 1864, si meritò un premio. 

Nel 1867 partecipò all'Esposizione universale di Parigi con il quadro "I Pini". Nel 1868 divenne socio della Promotrice; da questo momento fino alla morte si registra la sua presenza nelle più importanti manifestazioni artistiche italiane e straniere: dal 1869 al 1887 infatti è presente costantemente nelle Promotrici napoletane dove presenta, tra gli altri, i dipinti "Avanzo di casa feudale in Castellammare di Stabia" (opera acquistata dal viceconsole francese) nel 1869; "Avanzi di un Castello Angioino a Castellammare" e "Interno rustico" nel 1870; "La casa di Castore e Polluce in Pompei" e "Parte interna dell'istituto di Belle Arti in Napoli" nel 1871; "Il mio ritrovo infantile", "La casa del centauro a Pompei" e "Fuori la loggia" nel 1872 (quest'ultimo quadro andò in sorte al signor Achille Sorrentino). 

Dalla seconda metà degli anni sessanta si era avvicinato, per il rapporto spazio-luce, al linguaggio pittorico degli artisti della Scuola di Resina, mostrandosi particolarmente vicino alla ricerca spaziale e luministica di Marco De Gregorio.

Nel periodo che va dalla metà degli anni sessanta alla metà del decennio successivo si può individuare la fase più intensa e felice della sua attività. A questo periodo risalgono "Villa Starace" "Via di Pozzano a Castellammare" e "I pini" . 

Comincia così la sua affermazione in sede nazionale e internazionale. Nel 1873 partecipò all'Esposizione universale di Vienna con "Avanzi di una casa feudale" (per cui ottenne in premio una medaglia), "Arco trionfale nel foro di Pompei" (ora a Napoli, Museo di Capodimonte) e "Le terme pubbliche a Pompei", quest'ultima acquistata dal principe Federigo. Partecipò inoltre a varie esposizioni nazionali: nel 1877 a Napoli, dove espose, fra gli altri dipinti, "Sala d'aspetto delle Terme Stabiane a Pompei", "Un Burrone" e "Castellammare"; nel 1881 a Milano con sette opere, tra le quali "Alture di Quisisana", "Bosco" e "Tramonto - marina"; nel 1883 a Roma, con "Usanze di Quisisana", "Viale di Quisisana a Sorrento", "Da Castellammare a Sorrento", tra le altre opere. 

Di ritorno da Roma intervenne, sempre nel 1883, alla Promotrice napoletana con due acquerelli, "Un Ponte" e "Sale del Trono dell'Imperatore Domiziano a Roma". Nel frattempo aveva preso parte all'Esposizione universale di Parigi del 1878 con un'opera dal titolo "I pini", quotata 2000 lire; l'anno successivo era stato presente alla Promotrice di Genova e a quella di Napoli; nel 1880 lo ritroviamo a Torino all'Esposizione nazionale di Belle Arti con ben otto opere, tra cui di nuovo "I pini" (n. 343 del catalogo), questa volta alla quotazione di lire 3000.

All'Esposizione di Torino del 1884 Gaeta riscosse un grande successo di critica e di pubblico, esponendo vari dipinti, fra i quali ricordiamo "Abitazione dei Cesari", "Nella Valle", "Abitazione di proletari nel contado napolitano".

Dopo il successo di Torino, nel 1887 Gaeta partecipò assieme a Domenico Morelli all'Esposizione nazionale di Venezia, dove presentò "Paesaggio di Castellammare a Quisisana" e la bellissima opera "Solitudine". Nella sua produzione si segnalano per la notevole qualità anche i ritratti, come quelli di "Angelina Scognamiglio" e dell'"Inglesina dalle trecce bionde", o come il ritratto di "Giovane adolescente", di forte introspezione psicologica, o ancora quello di un "Pescatore".


Nel luglio del 1887, mentre stava lavorando al dipinto "Via Suburbana", Gaeta fu aggredito da due uomini in contrada Mulinello a Castellammare, e, colpito gravemente, morì il giorno successivo. La prematura scomparsa ha certamente contribuito a offuscare la notorietà del pittore, quasi del tutto assente sul mercato e purtroppo anche nelle ricostruzioni storiche.























Castellammare di Stabia [na], 1840-1887

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