lunedì 6 febbraio 2012

Il lutto a Castellammare: il conzuolo



La parola  “cunzuolo” riportata nel vocabolario napoletano esprime il conforto, la consolazione offerta dai vicini di casa, dai parenti, dagli amici o dai familiari di un defunto o tutti assieme  durante e dopo i funerali, nei giorni successivi e nell’immediatezza dell’avvenimento. Di solito incomincia con l’aiuto fornito per la vestizione  del defunto prima dell’arrivo della rigidità cadaverica e successivamente col fornire generi alimentari per far fronte all’alimentazione di chi è ancora in vita che sopraffatto dal dolore non é incline nel momento che sta vivendo ad alimentarsi e pensare a se stesso. Generalmente il primo conzuoloconsiste in generi che vanno dal caffè ai biscotti, latte caldo e cornetti che invogliano anche i più riottosi e i meno disposti a mangiare qualcosa.  Tempo addietro la bevanda più in voga in questa triste occasione era la cioccolata liquida accompagnata da biscotti savoiardi e per pranzo un leggero brodo di gallina, che aiuta a sostenere il tono fisico senza creare condizioni di saturazione che nell'occasione non si addice, carne lessa o pesce in bianco.

Da noi il conzuolo rientra nella tradizione oltre che nelle opere di carità e il conforto che si porta ai vicini aiuta a recuperare una buona dose di umanità nelle persone che lo praticano. In questa nuova dimensione di vita che mette all’apice delle nostre aspirazioni il concetto di privacy, di non voler essere disturbati dai vicini e dai parenti, la pratica del conzuolo restituisce, anche se solamente nel momento estremo, un’aspetto più umano all’esistenza e al resto dei giorni che restano da vivere.

Esistono 3 tipi di conzuolo :il primario,  il fondamentale e quelli secondari.

Il primario è quello che arriva  nell’immediatezza dell’evento o di prima mattina appena la notizia del decesso si propaga presso i parenti e i conoscenti ad opera di quello che in famiglia ancora in grado di connettere e di svolgere le pubbliche relazioni. Consiste quantomeno in una colazione frugale oppure in quintali di cornetti di tutti i tipi e termos carichi di latte e caffe’ per i tanti che sentono la necessità di partecipare e di non potersi astenere come ho trovato scritto in una nota che cercava di sdrammatizzare il volto amaro della morte.
Generalmente se ne fa carico un parente stretto del defunto, un nipote, un cugino, un genero senza una precedenza di cui tener conto. Dipende da chi se la sente. Capita, a volte, che si muovano in tanti e allora i cornetti, il caffè, i biscotti ed ecc. ecc. diventano tanti da sfamarci tutto il paese.

Il conzuolo fondamentale, ovvero il pranzo e/o la cena che si fa dopo il funerale, è a carico, in linea di massima,  del familiare  più vicino e più  stretto, ma quando questo è assente per qualche motivo come la lontananza o perché i rapporti si sono interrotti per i motivi più vari, se ne incarica qualche esterno alla famiglia del defunto che intrattiene con essa  rapporti  di familiarità.
Le pietanze per l’occorrenza consistono in buona parte in cibi che non dovrebbero appesantire e quindi a quelli gia detti che facevano parte di una tradizione in buona parte si provvede con pasta al forno non troppo elaborata ed un secondo di pollo con patate al forno che danno l’idea dell’abbondanza senza strafare..

I consuoli secondari che seguono nei giorni appresso, consistono in pacchi di zucchero e caffè, biscotti, mozzarelle, frutta, pasta cucinata sempre al forno, ecc. A qualcuno è capitato di accumularne tanti da doverlo devolvere ad opere di carità.

Ci metterei anche quegli aiuti che vanno al di là della sussistenza e consistono nell’ accompagnare la vedova o il vedovo al cimitero per la tumulazione  o interramento del defunto o per la cremazione, per sbrigare qualche pratica al comune anche se le agenzie di onoranze funebri offrono una vasta gamma di servizi per far fronte al disorientamento di congiunti in vita, il disbrigo della pratica della reversibilità della pensione, per l’acquisizione di documenti, per il trasporto se occorre e quando occorre per andare al cimitero, per svuotare la casa di quelle cose che ricordano il defunto e il sopravvissuto e non si desiderano più avere sotto gli occhi per non rinnovare il dolore della perdita, le visite di conforto dapprima periodiche e costanti e poi vengono diluite nel tempo per non asfissiare i sopravvissuti  o perché si abita da un’altra parte della città e via discorrendo.
Tempo fa uno slogan diceva che una telefonata allunga la vita, ma il più delle volte bisogna sapersi ritrarre e lasciare il sopravvisuuto, senza dimenticarlo,  a se stesso perchè possa superare con i propri mezzi il lutto che gli è capitato, la nuova condizione di vita  vigilando, però fin dove è possibile per evitargli fughe dalla realtà e atteggiamenti da estraniazione dalla vita sociale.


Secondo me dovremmo trovare la forza d’animo di instaurare una giornata del CONZUOLO mentre siamo ancora in vita incontrandoci con i familiari, con gli amici, con i vicini, con gli estranei, con quelli del nostro condominio, della nostra parrocchia, del nostro quartiere. Senza spendere chi sa che cosa potremmo scambiarci come a fine messa un segno di pace e di comprensione, una tazza di caffè o di cioccolata prima della fine dei nostri giorni prima di non poterlo fare più.
Questa pratica potrebbe aiutarci a superare i momenti difficili che stiamo vivendo col rischio di perdere di vista la ragione di una convivenza civile nel rispetto dei comandamenti morali che sono le regole indispensabili per il governo della nostra coesistenza. 

                                                                                                                 G. Ruocco

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