giovedì 15 giugno 2017

Castellammare del Golfo

Castellammare del Golfo

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Castellammare del Golfo
comune
Castellammare del Golfo – StemmaCastellammare del Golfo – Bandiera
Panorama di Castellammare del Golfo
Panorama di Castellammare del Golfo
Localizzazione
StatoItalia Italia
RegioneCoat of arms of Sicily.svg Sicilia
ProvinciaProvincia di Trapani-Stemma.png Trapani
Amministrazione
SindacoNicolò Coppola (PD) dal 10-6-2013
Territorio
Coordinate38°02′N 12°53′ECoordinate38°02′N 12°53′E (Mappa)
Altitudine26 m s.l.m.
Superficie127,14 km²
Abitanti15 142[1] (31-7-2015)
Densità119,1 ab./km²
FrazioniBalata di BaidaScopello
Comuni confinantiAlcamoBuseto PalizzoloCalatafimi SegestaCustonaciSan Vito Lo Capo,
Altre informazioni
Cod. postale91010, 91014
Prefisso0924
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT081005
Cod. catastaleC130
TargaTP
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)
Nome abitanticastellammaresi
PatronoMaria santissima del Soccorso
Giorno festivo21 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Castellammare del Golfo
Castellammare del Golfo
Posizione del comune di Castellammare del Golfo nella provincia di Trapani
Posizione del comune di Castellammare del Golfo nella provincia di Trapani

Castellammare del Golfo (Casteddammari in siciliano) è un comune italiano di 15 357 abitanti[1] della provincia di Trapani in Sicilia.
Basa la sua economia sul turismo e, meno che in passato, sulla viticoltura e la pesca. Di particolare interesse la rievocazione storica, che si celebrava ogni due anni, dell'attacco al porto da parte degli inglesi, sventato, secondo la leggenda, dall'arrivo della Madonna di l'assicursu (Madonna del Soccorso). La cittadina sorge alle pendici del complesso montuoso di Monte Inici e dà il nome all'omonimo golfo prospiciente il castello, delimitato a est da capo Rama e a ovest da capo San Vito.

Storia

(GRC)
« [...] ἡ δὲ λοιπὴ καὶ μεγίστη πλευρά, καίπερ οὐδ' αὐτὴ πολυάνθρωπος οὖσα ὅμως ἱκανῶς συνοικεῖται. καὶ γὰρ Ἄλαισα καὶ Τυνδαρὶς καὶ τὸ τῶν Αἰγεσταίων ἐμπόριον καὶ Κεφαλοιδὶς πολίσματά ἐστι· »
(IT)
« [...] Il terzo lato e più grande di tutti, sebbene anch'esso non sia popolato gran fatto, ha nondimeno un sufficiente numero di abitatori: perocché vi sono tuttora le piccole città di Alesa e di Tindari, e l'emporio di quei d'Egesta e Cefaledio. »
(Strabone)
Castellammare nasce come Emporium Segestanorum (porto della vicina Segesta, in greco Αἰγεσταίων ἐμπόριον; il termine empòrion designava nel Mediterraneo antico una località marittima adibita allo scarico, al deposito e alla vendita di merci) e fino all'arrivo degli Arabi la sua storia si identifica con quella della città elima. Si ipotizza che l'emporio esistesse già a partire almeno dagli inizi del V secolo a.C. Testimonianze in tal senso si ricavano sia dagli scritti di Erodoto sia da quelli di Diodoro Siculo e di Tucidide, che a proposito della spedizione ateniese in Sicilia del 415 a.C., più volte parla di navi che andavano o venivano da Segesta. A fare esplicito riferimento al porto segestano sono però Strabone, nella sua Geografia[3], e il geografo Tolomeo, che tuttavia dà un'errata collocazione del sito, forse per un mero errore materiale nella trasmissione del testo.[4][5]
La stazione di sosta Aquae Perticianenses presente sull'Itinerarium Antonini sarebbe, per alcuni studiosi, identificabile con Castellammare la quale, in età tardo romana, avrebbe assunto questo nome in seguito al declino di Segesta e al conseguente sviluppo come località autonoma.[6]

L'antica scalinata che porta alla marina
Con l'arrivo degli arabi agli inizi dell'800 il paese prende il nome di al-madariğ, "le scale", nome che sembra derivare dalla scalinata che dalla parte più alta del bastione fortificato conduceva al porto. Tale traduzione del toponimo arabo risale al 1880-81 e si deve allo storico Michele Amari.[7] Tuttavia lo storico e archeologo Ferdinando Maurici fa giustamente notare che vi è un'inequivocabile assonanza fra al-madariğ e i termini spagnolo almadraba e francese madrague, entrambi di probabilissimo etimo arabo e corrispondenti all'italiano "tonnara". Grazie al Libro di re Ruggero del geografo berbero Idrisi, sappiamo che a metà del XII secolo al-madariğ era lo sbocco a mare di Calathamet (volgarizzazione di Qalcat al-hammah, "la rocca dei bagni", costituita da un insediamento e un castello che sorgevano sul rilievo che sovrasta le attuali Terme Segestane) e dell'intero territorio segestano che ormai da secoli non aveva più Segesta come centro principale bensì appunto Calathamet. Una continuità ininterrotta di funzione e importanza fra l'antico emporio di Segesta e la medievale al-madariğ non è documentata e può essere soltanto presunta.[6]
Sono gli arabi a realizzare il primo nucleo del "castello a mare" poi ampliato dai Normanni. L'edificio fortificato venne edificato su di uno sperone di roccia a ridosso del mare e collegato alla terraferma per mezzo di un ponte levatoio ligneo[8].
La denominazione castrum ad mare de gulfo, da cui l'attuale nome, risale agli inizi del secondo millennio[6], quando Castellammare diviene importante fortezza dei Normanni prima, degli Svevi poi e centro di battaglie fra Angioini e Aragonesi. Nel 1314 Roberto d'Angiò conquista Castellammare, la cui guarnigione si arrende sembra senza opporre resistenza[8]. Nel 1316 sono gli aragonesi con Bernardo da Sarrià a impadronirsi del castello distruggendone parte delle fortificazioni e una delle tre torri.[9], La guerra si conclude con la vittoria di Federico II e il porto verrà interdetto alle attività commerciali in ragione del tradimento in favore degli Angioini.
Castellammare tornerà a crescere dopo i Vespri quando la cittadina fu terra baronale di proprietà di Federico d'Antiochia e diventa importante polo commerciale legato all'esportazione del grano. Di questo periodo è l'amplimento del castello sul mare. In particolare è il 10 gennaio 1338 che da proprietà demaniale regia diventa baronia sotto Raimondo Peralta[10]. Nel 1554 il territorio diviene feudo di Pietro de Luna[8].
Fino al 1500 Castellammare aveva un ruolo prettamente commerciale e di servizio per l'entroterra e la cittadina era scarsamente abitata. Il nucleo originario attorno al castello viene protetto nel 1521 da una prima cinta muraria (la seconda cinta muraria fu completata nel 1587 con 3 porte di accesso). Essa tuttavia non deve avere dato molta sicurezza all'abitato visto che l'incremento demografico fu irrilevante per tutto il secolo (nel 1374 vi erano 413 abitanti, 450 nel 1526, 463 nel 1595[10]), tanto da far chiedere da Giacomo Alliata, che aveva la baronia sul posto, al Regno di Napoli una licentia populandi. Licenza che ebbe scarso effetto posto che nel 1630 erano presenti 790 abitanti. Nel 1653 si arriverà a 1279 abitanti. L'insuccesso del ripopolamento sarà dovuto principalmente alle incursioni saracene. Tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento il paese si espande lungo l'asse nord-sud.
Della seconda metà del XVI secolo è la chiesetta della Maria SS.Annunziata, realizzata a pochi metri dal mare di "cala marina" e alla quale nel 1590 fu aggregato un convento di Carmelitani, oggi non più esistente[10]. Il paese in quel periodo era abitato principalmente da marinai e da addetti al carico-scarico merci (soprattutto il grano prodotto nell'entroterra). Nel 1700 il paese continua a espandersi sempre lungo la direttrice nord-sud ma in modo più irregolare. Acquista sempre più importanza il caricatore di Cala Marina rispetto a quello di Cala Petrolo, questa sull'alta parete di tufo prospiciente il mare vedeva fino ad allora la presenza di diversi magazzini e del mulino Zangara.
Alla fine del Settecento e inizi dell'Ottocento con il frazionamento del latifondo e lo sviluppo di colture intensive (viti soprattutto) aumenta il fabbisogno di manodopera e diviene più numeroso il ceto contadino e si assiste a un notevole flusso immigratorio: se nel 1774 vi erano 3859 abitanti, nel 1798 se ne contano circa 6.000. All'incremento demografico contribuì la fortificazione del borgo attorno al castello. Tanto che nel 1798 quando gli abitanti saranno 6000 nella città sarà possibile individuare tre stadi morfologici ben distinti: il nucleo del castello, la città murata e la città fuori le mura.[11]
Nel settecento e nell'Ottocento il paese continua ad ampliarsi, avendo come fulcro del proprio sviluppo economico il porto. Gli ultimi decenni del secolo XIX sono caratterizzati dalla crescita economica, gli abitanti nel 1901 sono 20.605. Il porto fu dotato di strutture fisse di attracco solo nel 1890 (anno di costruzione della banchina), e solo nel 1907 all'estremità del molo sarà collocata la gru da tre tonnellate[11].

La rivolta contro i Cutrara

Poco dopo l'unità d'Italia, il 30 giugno 1861, veniva introdotta anche in Sicilia la leva obbligatoria. La norma era odiata dai siciliani poiché da un lato non erano abituati all'arruolamento obbligatorio che sotto i Borbone-Due Sicilie non esisteva, dall'altro costringeva i giovani a stare sette anni lontani dalla loro casa. Molti, non ottemperando all'obbligo, si nascosero sulle montagne che circondano la cittadina. Il 2 gennaio del 1862, circa 400 giovani capeggiati da due popolani (Francesco Frazzitta e Vincenzo Chiofalo), innalzando una bandiera rossa, entrarono in paese e assalirono l'abitazione del Commissario di leva e l'abitazione del Comandante della Guardia Nazionale, trucidando i commissari governativi e bruciando le loro case.
La rievocazione storica
La leggenda narra che il 13 luglio del 1718 (periodo nel quale la cittadina si trovò coinvolta nel conflitto tra Filippo V Re di Spagna e Vittorio Amedeo II di Savoia per il possesso della Sicilia) un bastimento spagnolo per sfuggire a cinque navi inglesi trovò rifugio nel porto di Castellammare. Dal Castello furono sparati dei colpi di cannone in direzione delle navi inglesi a difesa di quella spagnola scatenando la furente reazione degli inglesi. Fu in questo frangente che i castellammaresi spaventati invocarono l'aiuto della Madonna (a Maronna di l'assuccursu). Essa apparve dal monte prospiciente il porto con una schiera di angeli. Gli inglesi spaventati dalla visione lasciarono il porto e la battaglia.
La reazione dei piemontesi si ebbe il giorno successivo quando da due navi da guerra sbarcarono alcune centinaia di bersaglieri. Nei rastrellamenti che seguirono, l'esercito regio trovò solo un gruppetto di persone, estranee alla rivolta. Furono fucilati:
  • Mariana Crociata cieca, analfabeta, di anni trenta;
  • Marco Randisi di anni 45, storpio, bracciante agricolo, analfabeta;
  • Benedetto Palermo di anni 46, sacerdote;
  • Angela Catalano contadina, zoppa, analfabeta, di anni cinquanta;
  • Angela Calamia di anni settanta, diversamente abile, analfabeta;
  • Antonino Corona, diversamente abile di anni settanta;
  • Angela Romano di 9 anni.
Si trattò di una vera e propria ribellione dei filo-borbonici contro i “Cutrara”, cioè contro quei liberali che combattendo i Borbone, tramite la censuazione dei beni ecclesiastici, si erano impadroniti della coltre del potere.
Il termine “cutrara”, infatti, fa riferimento a coloro che si dividono la “coltre” del dominio che i piemontesi chiamarono “mafia”, ma a cui si appoggiarono per mantenere un presunto ordine pubblico.

Il brigantaggio

Come in altri luoghi della Sicilia, Castellammare fu teatro di attività di brigantaggio. La figura più nota di brigante fu quella di Pasquale Turriciano (così è trascritto negli atti di stato civile, mentre in atti processuali e giornali del tempo si trova scritto anche come Torregiani o Turrigiano)[14]. Turriciano fu attivo dal 1863/1864 sino al 10 marzo 1870, giorno in cui fu ucciso in un conflitto a fuoco con la forza pubblica.
Nato il 20 settembre del 1841 a Castellammare del Golfo, rifiutò di farsi arruolare nella leva obbligatoria e probabilmente fece parte della rivolta del 1862, partecipando in seguito a episodi di resistenza armata contro le truppe piemontesi.[14] Nella narrazione popolare delle sue gesta la figura di Turriciano viene descritta come coraggiosa e eroica e degna di ammirazione.[14]

La mafia


Castellammare del Golfo alla fine degli anni '50
La cittadina ha dato i natali a diverse figure di spicco della mafia americana dei primi anni del Novecento: Vito BonventreStefano MagaddinoSalvatore MaranzanoJohn Tartamella e Joseph Bonanno. Dal nome della cittadina deriva anche il termine "guerra castellammarese", sanguinosa guerra di mafia combattuta tra il clan di Joe Masseria e il clan di Salvatore Maranzano. Il legame con gli Stati Uniti è forte e Castellammare diviene sia il centro delle attività criminali legate al traffico dell'eroina[15] sia la porta verso l'esterno dei clan[16].
Fino ai primi anni ottanta (cioè sino alla seconda guerra di mafia) le famiglie castellammaresi (Plaia[17], Buccellato[18] ecc.), unitamente ai Rimi di Alcamo (il boss Nino Buccellato, ucciso il 1º ottobre del 1981, era genero di Vincenzo Rimi e cognato di Gaetano Badalamenti[18]), rappresentavano la mafia vincente. Con la vittoria dei corleonesi, il timone della mafia siciliana passa a Riina e ai corleonesi.
Nel 1984, a Castellammare, viene arrestato il sostituto procuratore Antonino Costa, in servizio alla procura di Trapani, con l'accusa di avere accettato soldi dalla mafia[19]. Nello stesso anno Natale Evola, pregiudicato di Castellammare del Golfo, viene indicato come uno dei killer del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto[20]. Con la stessa accusa viene arrestato anche il fratello Giuseppe, mentre un altro killer originario di castellammare, Calogero Di Maria, partito per gli Stati Uniti subito dopo la strage viene ucciso due giorni dopo in un bar del Bronx[21][22]. Sei anni dopo, nel 1990, Natale Evola e il fratello Giuseppe vengono uccisi dalla mafia[23]. Nel 1985 il castellammarese Gioacchino Calabrò viene arrestato per la strage di Pizzolungo[24]. Lo stesso Calabrò verrà poi condannato anche per l'omicidio di Paolo Ficalora. Del 1990 è anche il rinvenimento su un mercantile (Big John), nelle acque di Castellammare, di 596 kg di cocaina.
Nel 2002 il pentito Antonino Giuffrè dichiara:
« ...Trapani e in particolare il paese di Castellammare del Golfo rappresentano una delle zone più forti della mafia, non solo perché la meno colpita dalle forze dell'ordine, ma soprattutto perché punto di riferimento non solo di traffici normali, come droga e armi, ma anche luogo dove si incontrano alcune componenti che girano attorno alla mafia. È un punto di incontro della massoneria, ma anche per i servizi segreti deviati »
Il 23 marzo 2004 il consiglio dei ministri decise lo scioglimento del consiglio comunale di Castellammare, poiché si era accertato che l'amministrazione era condizionata dalla mafia. Lo scioglimento arrivò poco dopo l'operazione di polizia denominata "tempesta" che aveva portato all'arresto di 23 presunti affiliati a cosa nostra e alla scoperta di connivenze tra mafia e politica.
Dal 2007 viene costituito il presidio dell'associazione antimafia Libera, che dal 2011 prende il nome di "Piersanti Mattarella". Il 6 dicembre 2008 viene costituita un'associazione antiracket[26].

Monumenti e luoghi d'interesse

La Madonna della Scala
La chiesa della Madonna della Scala è una piccola chiesa sulla parete prospiciente il porto. La leggenda narra che il 7 settembre 1641, verso sera, si scatenò un temporale.
Maria D'Angelo, una ragazza che pascolava il gregge nella montagna di Castellammare, volendo ripararsi dalla pioggia si rannicchiò nell'antro scavato da un fulmine poco prima. In quella piccola grotta rinvenne una scatola di rame arrugginita, all'interno della quale era una piccola scatola d'argento che riportava il monogramma della Vergine e una croce. Al ritrovamento della scatolina il temporale cessò e la pastorella fu ritrovata dai familiari che disperavano di vederla ancora viva. Quando l'arciprete di Castellammare aprì la scatola, vi trovò una croce d'argento e un reliquario contenente l'immagine della Madonna con in braccio il Bambino Gesù, tutto adorno di gemme e d'oro. Si gridò allora al miracolo e sul luogo del rinvenimento fu edificata una chiesa.


Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

  • Palazzo Crociferi, antico convento dei padri di San Camillo di Lellis detti padri crociferi per la grande croce rossa che i padri camilliani portano sul loro abito religioso, oggi sede del Municipio, costruito nel 1659 assieme alla chiesa S.Maria degli agonizzanti (la chiesa di lu cummentu) adesso adibita a Sala consiliare[10].


Architetture religiose

  • Chiesa Madonna del Rosario. Si trova all'interno del borgo adiacente il castello e si ipotizza sia stata eretta in periodo normanno intorno all'anno 1100. La chiesa, molto piccola, presenta un portale con un bassorilievo della Madonna col Bambino con i Santi ed il Crocifisso, attribuita al Gagini. All'interno, in un angolo, è presente una Madonna Nera con bambino (Maronna di l'agnuni).
  • Chiesa del Purgatorio. Risalente alla fine del Trecento, ha al suo interno pregevoli opere pittoriche del seicento e del settecento.
  • Chiesa Madre (La Matrici), Nata sulle fondamenta di una chiesa precedente, la sua costruzione inizia nel 1726 e il luogo apre al culto dieci anni dopo.[27] Ha tre ordini di navate, custodisce la statua maiolicata rappresentante la Madonna del Soccorso della seconda metà del Cinquecento, affreschi di Giuseppe Tresca (si ipotizza anche la partecipazione di Giuseppe Velasco)[27] raffiguranti episodi del Vecchio Testamento e un'acquasantiera del Seicento.
  • Chiesa Madonna delle Grazie. È degli inizi del Seicento; al suo interno è presente un dipinto del diciottesimo secolo, che raffigura la Madonna col Bambino[28]

Architetture militari


« Nessun castello è più forte di sito né meglio per la costruzione che questo qui, cui cinge intorno un fosso tagliato nella montagna. Si entra nel castello per un ponte di legno che si leva e si rimette come si vuole »
(Idrisi, geografo arabo)
Il Castello era, fino agli anni ottanta, lambito dal mare. Lo specchio di mare antistante la torre era chiamato "vasca della regina" per indicare una vasca naturale delimitata da scogli che la leggenda vuole fosse in uso alla regina del castello[29]. Sorto su una prima fortificazione araba, fu ampliato da Normanni e Svevi. Pietro II d'Aragona lo assegnò a Raimondo di Peralta e da questi passò agli eredi Guglielmo e Nicolò. Fu in seguito proprietà di Pietro Spadafora Ruffo, che lo lasciò come dote alla figlia, divenendo quindi proprietà di Sigismondo di Luna. Dopo una serie successiva di passaggi ritornò alla fine del Cinquecento alla famiglia Luna. Nel 1649 fu venduto a Francesca Balsamo Aragona principessa di Roccafiorita[29]. Oggi è di proprietà pubblica.

La costa

La costa castellammarese comprende sia tratti sabbiosi (tra cui la spiaggia di sabbia finissima della "Plaja"), sia tratti rocciosi (costituiti dalle calette a nord-ovest del centro abitato).
La spiaggia "La Plaja" è la spiaggia più grande di Castellammare del Golfo. Si trova a est della città e ha inizio subito dopo la foce del fiume San Bartolomeo.
All'interno della città si trova Cala Petrolo e la piccola spiaggia della marina, nei pressi del porto.
Subito oltre il braccio del porto, si trova il "Vallone delle Ferle", conosciuto anche come "Vallone San Giuseppe", dal quale comincia la zona chiamata Pirale ("pedale"), che arriva fino alla punta omonima, superata la quale ha inizio il tratto denominato "Costa dei Gigli", che si estende fino a un punto della costa conosciuto dai pescatori con il nome di Nasu ("naso"). Proseguendo lungo questo tratto di costa, voltandosi indietro si ha sempre modo di vedere il paese, cosa non più possibile una volta superata la cosiddetta "Porta" ('N testa a la porta).
Oltrepassata la "Porta" si ha una piccola insenatura chiamata Vucciria, con relative grotte, e a seguire la "Fossa dello Stinco", contraddistinta da un'alta falesia bianca detta Petri Vranchi ("pietre bianche"). Le rocce di colore bianco continuano anche oltre Punta Falconera nella successiva cala denominata, forse proprio per questo, "Cala Bianca".
Seguono, in ordine:
  • Punta del Grottaro
  • Cala Rossa
  • Punta Gran Marinaro
  • Pizzo di la 'Gna Cara
  • Baia di Guidaloca (storpiatura del nome più antico e corretto Vitaloca[30])
  • Puntazza
  • Vruca
  • Creta
  • Arbi
  • la tonnara di Scopello
  • Cala Muschi
  • Baia Luce
  • Punta Pispisa
  • Cala dell'Ovo
  • Cala Mazzo di Sciacca.
Appena dopo Cala Mazzo di Sciacca ha inizio la Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, che si estende tra i comuni di Castellammare del Golfo e San Vito Lo Capo.

Grotte[modifica | modifica wikitesto]


faraglioni di Scopello
Sia sul massiccio del Monte Inici che sulle pareti prospicienti il mare e sotto di esso, sono presenti diverse grotte
  • Grotta di S. Margherita: si trova su una parete a strapiombo a 15 metri sul livello del mare. Sulle pareti laterali dell'ampia grotta si scorgono diverse pitture databili tra il XIII e il XIV secolouna Madonna con Bambino, affiancata da un Santo e da un altro pannello a destra, contenente un personaggio non identificato, che indossa all'apparenza un manto serico decorato e svolazzante; in fondo un grande pesce ed una Santa circondata da Angeli; sul lato opposto, a sinistra dell'ingresso, una Crocifissione ed altre figure[31]. Nelle vicinanze della grotta sono state rinvenute tracce di un impianto per la lavorazione del pesce e la produzione del garum[32]
  • Grotta della Ficarella: è una grotta subacquea nella riserva naturale dello Zingaro. Si accede a 14 metri di profondità attraversando un ampio cunicolo che arriva a una grande stanza sul livello del mare dove è possibile togliersi l'erogatore e ammirare le pareti della grotta.
  • Grotta dell'Eremita anche detta "grotta del cavallo": ubicata nel complesso montuoso di Monte Inici si sviluppa per 4.500 metri con un dislivello di 310 metri[33].
  • Abisso dei Cocci con uno sviluppo di 2.000 metri ed un dislivello complessivo di 420 metri[33].

Cetaria[modifica | modifica wikitesto]

In tutte le mappe antiche figura il nome di Cetaria in prossimità dell'attuale Scopello, come località marina. Essa veniva posta in rilievo al pari di DrepanonEryx e Panormus. La prima menzione risale a Tolomeo. Il nome Chiteja era attribuito alla città per la prevalenza della pesca del tonno, dal greco "chitos"; gli abitanti erano chiamati da Plinio Citari. Secondo vari studiosi essa sarebbe da identificare con il sito archeologico tardo romano che si trova nel tratto di costa che da Guidaloca (Vitaloca) va precisamente alla Cala Alberelli nella zona detta Li Arbi, su un territorio pianeggiante a sud-est dello scoglio Funcia. È ipotizzabile la presenza di un'area industriale per la preparazione di materiali ceramici (in particolare anfore). Tale ipotesi sarebbe avvalorata dalla presenza di alcuni cumuli di materiali di scarto, tipici di fornaci, e residui di lavorazione[30].

Terme Segestane

(LA)
« [...] nec vero omnes quae sint calidae medicatas esse credendum sicut in Segesta Siciliae.[34] »
(IT)
« [...] né invero è da credere che tutte le acque, che siano calde, siano così medicamentose come quelle di Segesta in Sicilia. »
(Plinio)

Un "gorgo" delle terme segestane
Situate in contrada Ponte Bagni, fanno parte del gruppo di sorgenti che sgorgano lungo una faglia alle falde del Monte Inici, confluenti nel Fiume Caldo. Note e sfruttate sin dall'antichità, corrispondono alla statio delle Aquae Segestanae sive Pincianae riportata nell'Itinerarium Antonini. Nel XII secolo erano conosciute col nome arabo al-hammah ("il bagno termale").[6]
Attualmente le Terme segestane dispongono di uno stabilimento termale realizzato nel 1958 e ampliato nel 1990. L'acqua sulfurea, a una temperatura di circa 44 °C, alimenta due piscine termali e la Grotta Regina, una sauna naturale di epoca romana[35].
Nella collina sovrastante l'attuale stabilimento sono situati i resti archeologici e il castello di Calathamet (Qalcat al-hammah, "la rocca dei bagni"), un insediamento che si ipotizza fondato in epoca islamica (fine X o inizio XI secolo). Ai piedi del rilievo di Calathamet (circa 500 m a est), su un territorio esteso più di tre ettari, si trova invece il grande sito archeologico di Ponte Bagni, per il quale, a differenza di Calathamet, sembra certa una lunga continuità di vita attraverso i periodi romano, bizantino e islamico. Le Aquae Segestanae dell'Itinerarium sono da identificarsi precisamente con questo sito.[6]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[36]

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Musei[modifica | modifica wikitesto]

  • All'interno del castello è ospitato un Polo Museale "La memoria del Mediterraneo" che include una sezione archeologica e una delle attività marinaresche. Inoltre il castello ospita il Museo Etno-Antropologico Annalisa Buccellato che ripercorre i diversi aspetti della civiltà contadina attraverso oggetti di uso quotidiano legati alle coltivazioni agricole e ai mestieri artigiani.
  • Museo Naturalistico (Riserva Naturale dello Zingaro - Castellammare del Golfo)
  • Museo del mare (via Pietro Mascagni, 1 - Castellammare del Golfo). Vuole far conoscere alla collettività le tradizioni, la storia e i modi di essere della comunità marinara.[37]

Cinema e televisione[modifica | modifica wikitesto]

Castellammare è stata utilizzata come location per molti film fra cui:[38]

Persone legate a Castellammare del Golfo[modifica | modifica wikitesto]

Geografia antropica]

Frazioni e località


Veduta della frazione di Balata di Baida

Il castello di Inici, storica residenza dei baroni Sanclemente, che vi ospitarono Carlo V

Ingresso del baglio di Scopello
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Balata di Baida e Scopello (Castellammare del Golfo).
  • Balata di Baida è una frazione situata nella campagna a circa 9 km dal capoluogo comunale e conta circa 250 abitanti.
  • Castello di Baida è una costruzione di cui rimangono alcuni tratti delle vecchie mura, i ruderi dei torrioni ottagonali posti ai quattro lati della costruzione e il prospetto sormontato da merli[50].
  • Guidaloca (storpiatura del nome Vitaloca[30]) è una baia a metà strada tra il paese e la Riserva, limitata dal Pizzo di la 'Gna Cara e dalla Puntazza. Al suo interno si trova una grande spiaggia a forma d'arco formata da ciottoli, lunga circa 400 metri. Sul lato ovest della "cala" è presente una torre cilindrica risalente al XVI secolo, posta a guardia di quel tratto di costa[50]. Sia la torre che la baia prendono il nome dal vicino torrente detto Vitaloca, con derivazione dall'arabo Wadi-Vattali ("fiumiciattolo"), poi storpiato nella traduzione in italiano[30]. Nel corso delle ricerche per individuare l'antica città di Cetaria, tra Guidaloca e Scopello furono rinvenuti i resti di alcune fornaci e in prossimità della riva di Guidaloca i resti di un relitto di una nave da carico che portava colonne e altri elementi architettonici databile probabilmente ai primi secoli dopo Cristo[32].
  • Fraginesi è una vasta vallata che si stende fra il "monte Sparagio", il "monte Inici" e il mare della baia di Guidaloca. Il nome deriva dalla locuzione "Li fara ginisi" (con il significato di "vampe di carbone - cenere") e si riferisce all'uso di ricavare combustibile da vitigni o legname accatastati. In passato località di campagna è oggi sede di villeggiatura. Vi si accede dalla strada statale 187.
  • Castello di Inici, del quale rimangono le mura esterne e alcuni ambienti interni, è una costruzione fortificata ai piedi del massiccio del Monte Inici, storica residenza dei baroni Sanclemente; la torre crollata nel 1998 risaliva presumibilmente all'XI secolo e da essa, nel corso dei secoli, si sviluppò il primo cortile a cui, nella seconda metà del Seicento, se ne aggiunse un secondo.
  • Cala petrolo: è la spiaggia ad est del castello. La massicciata in pietra fu realizzata tra il secondo dopo guerra e la fine degli anni cinquanta andando a coprire la parete di tufo nella quale si aprivano grotte che comunicavano con il piano superiore attraverso pozzi nei quali veniva fatto scorrere il grano da caricare. Sulla stessa parete si ergevano magazzini e un mulino[10].
  • Scopello è una frazione, con circa 80 abitanti[51], cresciuta attorno ad un antico baglio, distante poco più di 10 km dal capoluogo comunale.
  • Tonnara di Scopello è una tonnara tra le più antiche dell'isola: la torre e il modesto nucleo iniziale risalgono al XIII secolo, a partire dal 1468 i Sanclemente di Inici ampliano notevolmente la struttura che assume così un aspetto non molto dissimile da quello attuale, nel XVII secolo i Gesuiti realizzarono alcune opere di ampliamento e miglioramento e dal 1874 i suoi 2/8 furono acquisiti da Ignazio Florio[52].

Economia


Foto d'epoca della pesca del tonno ("mattanza") nei pressi della tonnara di Scopello.
In passato, la pesca era tra le attività economiche di maggior rilievo a Castellammare del Golfo e più in generale nei centri abitati che si affacciano sul golfo di Castellammare, dove erano attive diverse tonnare fino alla metà degli anni ottanta, quattro di queste (Secco, Scopello, Castellammare, Magazzinazzi) con relativo indotto di lavorazione davano lavoro a circa 220 addetti[32].
Negli anni la pesca e in parte la produzione agricola, tradizionali fonti di sostentamento della popolazione, stanno progressivamente lasciando il posto ai servizi legati al turismo. Sono cresciuti in particolari le strutture di accoglienza (bed and breakfastalberghi) e le strutture di erogazione di servizi al turismo (diving, ristoranti, rent a car).
È tra le città della provincia di Trapani con maggior numero di alberghi e ristoranti (97).

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

PeriodoPrimo cittadinoPartitoCaricaNote
13 agosto 194313 novembre 1943Giacomo CaiozzoSindaco nominato dagli alleatiSindaco[53]
14 novembre 194312 febbraio 1944Antonino VenzaComm. pref.[53]
13 febbraio 194412 luglio 1944Ottavio GrilloSindaco[53]
13 luglio 19446 gennaio 1945Antonino BaroneSindaco[53]
7 gennaio 19451945Rocco GrecoComm. pref.[53]
194531 marzo 1946Antonino BaroneSindaco[53]
1º aprile 19461º marzo 1948Giuseppe PlaiaSindaco[53]
2 marzo 194818 agosto 1949Francesco ScandariatoMovimento Sociale ItalianoSindaco[53]
19 agosto 19497 maggio 1950Giorgio BrancatoComm. pref.[53]
7 maggio 195027 gennaio 1952Giovanni CascioSindaco[53]
28 gennaio 195213 giugno 1954Giuseppe BonventreDemocrazia CristianaSindaco[53]
14 giugno 1954novembre 1958Erasmo PennolinoDemocrazia CristianaSindaco[53]
19594 febbraio 1961Antonino BaroneSindaco[53]
5 febbraio 19617 maggio 1961Camillo ColombaDemocrazia CristianaSindaco[53]
8 maggio 196117 settembre 1961Saverio MazzaraPartito Comunista ItalianoSindaco[53]
18 settembre 196124 ottobre 1961Angelo ColombaDemocrazia CristianaSindaco[53]
12 novembre 1961dicembre 1961Antonino ScandariatoMovimento Sociale ItalianoSindaco[53]
dicembre 1961giugno 1962Antonino BorrusoComm. pref.[53]
29 giugno 196224 giugno 1968Giuseppe MunnaDemocrazia CristianaSindaco[53]
21 aprile 1968novembre 1969Mario BarbaraDemocrazia CristianaSindaco[53]
1970gennaio 1971Angelo MirrioneDemocrazia CristianaSindaco[53]
gennaio 1971giugno 1973Giuseppe LongoDemocrazia CristianaSindaco[53]
giugno 1973agosto 1975Mario BarbaraDemocrazia CristianaSindaco[53]
agosto 1975febbraio 1977Giuseppe LongoDemocrazia CristianaSindaco[53]
febbraio 1977ottobre 1980Antonino PedoneDemocrazia CristianaSindaco[53]
ottobre 1980luglio 1981Angelo ColombaDemocrazia CristianaSindaco[53]
luglio 1981luglio 1982Antonino PedoneDemocrazia CristianaSindaco[53]
luglio 1982giugno 1983Damiano TesoriereDemocrazia CristianaSindaco[53]
giugno 1983marzo 1984Benedetto MalteseDemocrazia CristianaSindaco[53]
marzo 1984giugno 1985Nicolò CoppolaDemocrazia CristianaSindaco[53]
giugno 198531 maggio 1986Benedetto MalteseDemocrazia CristianaSindaco[53]
1º giugno 19862 dicembre 1986Angelo ColombaDemocrazia CristianaSindaco[53]
3 dicembre 198628 giugno 1988Giuseppe D'AnnaDemocrazia CristianaSindaco[53]
19 dicembre 19884 ottobre 1991Nicolò CoppolaDemocrazia CristianaSindaco[54]
7 novembre 19911º luglio 1992Vito GalanteDemocrazia CristianaSindaco[54]
14 settembre 199217 giugno 1993Umberto BarberiComm. pref.[54]
22 giugno 199315 dicembre 1997Giuseppe BattiataLista civicaPartito Popolare ItalianoSindaco[54]
15 dicembre 199711 giugno 2002Giuseppe AnconaPolo per le LibertàSindaco[54]
11 giugno 200227 marzo 2006Giuseppe Anconacentro-destraSindaco[54]
27 marzo 20067 agosto 2007Alfio PulvirentiComm. pref.[54]
27 marzo 20067 agosto 2007Santo LapunzinaComm. pref.[54]
27 marzo 20067 agosto 2007Vito MatteraComm. pref.[54]
7 agosto 200717 giugno 2008Antonella De MiroComm. pref.[54]
7 agosto 200717 giugno 2008Adriana CogodeComm. pref.[54]
7 agosto 200717 giugno 2008Maria CacciollaComm. pref.[54]
17 giugno 200811 giugno 2013Marzio Brescianicentro-destraSindaco[54]
11 giugno 2013in caricaNicolò Coppolalista civicaPartito DemocraticoSindaco[54]

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