martedì 3 gennaio 2012

La virtualizzazione dell'arte


 Presto cliccabili anche le opere di Palazzo Vecchio di Firenze...
pubblicato domenica 1 gennaio 2012
Palazzo Vecchio, Firenze

Avete mai digitato www.googleartproject.com? No? Provvedete subito, sopratutto se avete l'animo disposto ad una sindrome di Stendhal da lontananza dell'opera, se vi manca poter visitare a vostro piacimento i grandi musei del mondo a causa della distanza o semplicemente se volete rivedere una famosa opera che vi ha colpito durante un pellegrinaggio d'arte al Reina Sofia di Madrid piuttosto che al Metropolitan di New York, alla National Gallery di Londra o al Van Gogh di Amsterdam...
Sono più di cento i grandi musei "caricati” ed esplorabili attraverso il portale: ovvio, non è come trovarsi davanti ai tesori dell'Hermitage però, come tutti gli strumenti informatici, può aiutare la conoscenza e l'acquisizione di qualche nozione sull'arte.
Ebbene, perché scriviamo tutto ciò? Perché è entrato ufficialmente nel portale dell'arte "a clic” Palazzo Vecchio di Firenze, unica istituzione italiana a far parte della rosa dei musei interattivi insieme agli Uffizi. Presto quindi saranno cliccabili anche le opere del Bronzino piuttosto che le sculture di Donatello o i dipinti di Michelangelo o del Vasari. Un bel passo avanti per l'arte antica e moderna che lentamente, ma sempre più insistentemente, si sta virtualizzando.
Il rischio che si corre è ovviamente quello di confondere l'opera con la sua icona, con l'immagine trasposta in pixel, capitolo spinoso della fruizione che ha attanagliato non pochi artisti tra cui Gino De Dominicis, che era solito scagliarsi contro le pubblicazioni che replicavano immagini delle opere, ripetendo spesso che non si trattava di arte ma di "opere dei fotografi che le hanno fotografate”, ma tant'è, nello scenario di riproducibilità tecnica in cui siamo immersi e in cui ogni icona entra a far parte del proprio museo di immagini personale è inevitabile che anche i capolavori del passato trovino una collocazione "virtuale”. Insomma, filo da torcere per Walter Benjamin e compagni ma nemmeno più di tanto...in fondo nessun appassionato d'arte crede sul serio sia meglio vedere un Monet sul proprio monitor, nonostante l'eccellente qualità, che non facendo un po' di sana fila al Musée d'Orsay. (matteo bergamini)

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